Tenoha Milano e L’Ippocampo Edizioni hanno inaugurato a maggio 2023 una mostra sensoriale e immersiva dedicata alle “Storie di Donne Samurai”. La mostra durerà fino a Novembre 2023.

La mostra permette al pubblico di viaggiare non solo nel tempo, catapultandosi nell’antica Kyoto tra battaglie, frecce e demoni, ma anche in una dimensione del tutto inedita.

Il percorso multisensoriale, infatti, svelerà come il codice dei nobili samurai era spesso applicato anche a formidabili guerriere.

Sfidando, o meglio integrandosi, a un sistema tradizionalmente maschile, queste erano donne valorose e determinate. Spesso ricordate per la loro indole implacabile, e comunque passate alla storia come simbolo di unicità, coraggio e profondo sacrificio.

Storie di Donne Samurai

In effetti siamo sempre abituati a pensare ai mitici combattenti nipponici, con il loro immaginario iconografico giunto fino a noi tramite opere d’arte, fumetti e film.

Più raro, invece, venire a conoscenza della loro controparte femminile. Il ruolo della donna in Giappone è sempre stato molto più stratificato e complesso di quanto si possa immaginare e non è un caso che il libro Storie di donne samurai (L’ippocampo), disegnato da Benjamin Lacombe con i testi di Sébastien Perez si riveli come una miniera di storie inedite e sorprendenti.

Storie di imperatrici, di mogli, di figlie, di sacerdotesse, ma soprattutto di guerriere che hanno segnato le loro epoche – e soprattutto la memoria sociale e artistica di un popolo – grazie alle loro imprese.

Ve ne desrivo qualcuna prima di farvi scoprire la mostra “Storie di Donne Samurai” e raccontarvi la mia esperienza.

Imperatrici, sacerdotesse, guerriere

C’è addirittura un termine specifico, Onna-musha (女武者), che si riferisce alle guerriere del Giappone pre-moderno, le quali combattevano fianco a fianco dei samurai.

Esattamente come i maschi, facevano parte della classe sociale dei bushi (dei guerrieri, appunto) e venivano educate all’uso delle armi per proteggere l’onore e la sicurezza della propria casa e della propria famiglia.

Le loro imprese sono presenti in alcuni documenti storici, ma anche in diversi racconti letterari che affondano nel mito e nelle leggende.

L’imperatrice Jingū

Una capostipite di queste combattenti può essere individuata nella mitica imperatrice Jingū.

L’imperatrice nel 200 d.C. si dice avesse governato dopo la morte del marito, vendicando i suoi uccisori. Poi rivolgendo la sua attenzione alla ricerca della “terra promessa”, ovvero la Corea.

Tomoe Gozen

Un’altra figura ritenuta eroica nei vari resoconti letterari è Tomoe Gozen, servitrice di Minamoto no Yoshinaka, mitico lord samurai d’epoca Heinan e sua cruciale alleata nella guerra contro il cugino Minamoto no Yoritomo, in particolare nella storica battaglia di Awazu nel 1184:

“Molto bella, con la pelle bianca, i capelli lunghi e i tratti delicati. Era anche un’arciera infallibile, una maestra di spada e una guerriera che valeva cento uomini, pronta a sfidare i demoni così come gli dei, a cavallo e a piedi”, recita su di lei il romanzo epico Heike monogatari.

Si dice addirittura che avesse guidato una truppa di 300 samurai contro duemila avversari.

Altre donne combattenti

Ugualmente si racconta di una guerriera chiamata Hungaku Gozen, sua contemporanea e però alleata del clan avversario dei Taira.

Le donne combattenti percorrono l’intera storia del Giappone pre-moderno. Nel XIV secolo il cancelliere Tōin Kinkata parla di “cavalleria a predominanza femminile”, rimarcando la presenza di numerose cavallerizze.

Lo stesso si riporta anche nel periodo Sengoku, dal XV al XVII secolo, durante il quale si racconta di figure come Myōrin, che fomentò una rivolta contro il clan Shimazu, o Kaihime che combatté nell’assedio di Oshi del 1590.

La “Giovanna d’Arco” giapponese

Un’altra onna-musha di nome Ōhōri Tsuruhime si è guadagnata il titolo di “Giovanna d’Arco giapponese”.

Nata nel 1526 sull’isola di Ōmishima, in cui si trovava un importante tempio di pellegrinaggio dei samurai, era la figlia del capo sacerdote del luogo. Dopo la morte del padre, a soli 15 anni ne prese il posto e guidò un’armata per difendere la sua patria dall’invasione del potente daymō (feudatario) Ōuchi Yoshitaka.

Riuscita a respingere più volte l’attacco delle forze nemiche, fu però devastata dal dolore quando l’amato Yasunari Ochi fu ucciso in battaglia e decise allora di uccidersi gettandosi in mare all’età di 17 anni.

“Le acque di Mishima mi sono testimoni, che il mio nome sia sepolto con il mio amore”, si narra furono le sue ultime parole.

Anche le sorelle Miyagino e Shinobu sono leggendarie. Il loro padre contadino fu ucciso dal samurai Shiga; le due decisero di sfidarlo in duello, riuscendo ad ucciderlo.

Nakano Takeko

Con l’avvento del neo-confucianesimo di epoca Edo, tra il Seicento e l’Ottocento, la trasformazione dei samurai in burocrati dello stato centralizzato coincise con una perdita di rilevanza anche delle onna-musha. Mentre le donne in generale venivano relegate a un ruolo principalmente di remissione e obbedienza civile.

Nonostante ciò si ricorda anche la figura di Nakano Takeko, che nella battaglia di Aizu del 1868, durante la guerra civile giapponese, guidò contro il nemico un corpo di soldatesse, chiamate Jōshitai (Armata femminile).

Il suo esempio è celebrato da una statua commemorativa e lei fu anche una delle prime paladine dei diritti delle donne in Giappone.

La mostra

Le vicende di queste donne mitiche, da Jingū a Nakano Takeko, sono appunto raccontate nella mostra Storie di Donne Samurai ospitata da Tenoha Milano.

Luogo di riferimento per le esposizioni a tema nipponico, dopo il successo delle scorse Botteghe di Tokyo e Fantasmi & Spiriti del Giappone, che hanno attirato più di 200mila visitatori.

L’esposizione porta i visitatori alla scoperta di queste storie di donne, guerriere pronte a ogni sacrificio e a esercitare il proprio potere con l’orgoglio e con le armi per cambiare il proprio destino e rivendicare la propria libertà.

La mostra si configura come un percorso multisensoriale arricchito dalle illustrazioni dell’artista francese e dall’esposizione di armature originali e Katana.

I 1100 mq di esposizione sono dominati dalla riproduzione di un tempio giapponese. Il percorso immersivi in stanze sensoriali, fra animazioni, audio, essenze, profumi e scenografie mira a trasmettere atmosfere e sensazioni ispirate alle storie contenute nel libro.

La mia esperienza

Le mostre organizzate precedentemente a Tenoha ci hanno abituato a uno standard molto elevato e le mie aspettative non potevano essere disattese.

Infatti l’esposizione si mostra come una vera e propria esperienza a tutto tondo che permette al visitatore di

  • indossare i panni delle donne samurai (grazie alla possibilità di immortalarsi con alcuni costumi giapponesi o di visitarla con gli abiti tipici grazie alla Kimono Experience)
  • camminare in un giardino zen per scoprire il lato più mistico della figura del samurai
  • collezionare simpatici timbri su un quadernetto apposito che testimonia l’effettiva visita alla mostra
  • dotarsi di modelli di Katana per entrare veramente nella parte delle donne guerriere
  • fare origami al termine del percorso

E poi scenari mozzafiato con lanterne di carta e ventagli, gigantografie con cui si può interagire ed elementi della cultura nipponica che tutti gli appassionati come me possono riscoprire con somma gioia.

Senza dimenticare il percorso olfattivo che accompagna ogni ambientazione e che coinvolge veramente tutti i sensi.

Storie di Donne Samurai a Tenoha Milano

Il post “Storie di Donne Samurai” è in collaborazione con Tenoha Milano.