Ogni angolo della città di Santa Margherita di Belice racconta un qualcosa di riconducibile a Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Proprio in questa località visse diversi anni della sua infanzia e adolescenza e vi inizio a scrivere Il Gattopardo.

Lo stesso Giuseppe Tomasi di Lampedusa ha spesso citato la città di Santa Margherita di Belice nelle sue opere, tanto che questo paesino è stata una delle sue maggiori fonti d’ispirazione, rendendole omaggio facendola spesso diventare protagonista dei suoi racconti.

Con questo articolo, dedicato ad un’altra delle terre sicane, voglio indicarvi i principali luoghi a cui Giuseppe Tomasi di Lampedusa era più legato durante la sua permanenza a Santa Margherita di Belice, così da poter dare una forma a ciò che l’autore scriveva nei suoi libri.




Palazzo Filangeri di Cutò

Il Palazzo Filangeri di Cutò è certamente l’edificio che meglio rispecchia Giuseppe Tomasi di Lampedusa, in quanto è proprio quello in cui visse. Si tratta di uno scenografico edificio del Seicento, sebbene fu ricostruito in seguito al terremoto del 1968 che non gli lasciò scampo.

Da antica residenza nobiliare, il Palazzo Filangeri di Cutò è oggi uno degli edifici più iconici della città, in quanto è sede del Comune di Santa Margherita di Belice, oltre a ospitare anche diversi importanti punti d’interesse margheritesi.

Giuseppe Tomasi di Lampedusa cita il Palazzo Filangeri di Cutò ne Il Gattopardo, riferendosi a questo come spunto per il Palazzo di Donnafugata.

Santa Margherita di Belice, città del Gattopardo

Museo del Gattopardo a Santa Margherita di Belice

Tra i locali del Palazzo Filangeri di Cutò si trova il Museo del Gattopardo, così chiamato poiché l’intero polo museale racconta tutta la vita di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, raccogliendo tantissimi suoi oggetti personali e preziosi cimeli unici.

Il Museo del Gattopardo offre la possibilità di ammirare tanti dei suoi appunti, oltre alle bozze de Il Gattopardo, contenenti ancora tutte le correzioni che stesso Giuseppe Tomasi di Lampedusa apportò alla sua più celebre opera prima di pubblicarla per la prima volta.

La storica macchina da scrivere, utilizzata dallo stesso scrittore siciliano, è visibile in questo museo.

Un’altra opera unica presente al Museo del Gattopardo è un’audiocassetta del 1956, in cui è immortalata la voce di Giuseppe Tomasi di Lampedusa intento a recitare alcuni passi della sua opera Lighea.

Villa Comunale

Sede di spettacoli e manifestazione, la Villa Comunale di Santa Margherita di Belice è uno dei luoghi storici della città, tra i preferiti dello stesso Giuseppe Tomasi di Lampedusa, il quale era solito trascorrere i suoi pomeriggi all’interno di questo spazio verde.




All’interno di questa Villa Comunale vi sono interessanti punti da non perdere, come il centralissimo tempietto circolare Cafè House, a cui si giunge percorrendo i suoi viali alberati, accanto al quale si trova anche la Statua di Flora. Giuseppe Tomasi di Lampedusa parla della Villa Comunale nella sua opera Ricordi d’Infanzia, descrivendola esattamente come la si può ammirare ancora oggi.

Santa Margherita di Belice, città del Gattopardo

Premio letterario internazionale Giuseppe Tomasi di Lampedusa

Il Premio letterario internazionale Giuseppe Tomasi di Lampedusa si svolge annualmente a Santa Margherita di Belìce – città del Gattopardo.

Prende il nome dallo scrittore siciliano Giuseppe Tomasi di Lampedusa (1896-1957), autore del celebre romanzo Il Gattopardo (1958).

Il Premio ha lo scopo di cogliere nella produzione letteraria i temi della pace e della convivenza dei popoli. Il messaggio etico-politico è palese in ogni edizione; a dimostrazione di ciò lo sono i giurati e premiati, che sottolineano l’intreccio tra diverse culture.

La cerimonia di consegna del Premio si svolge ogni anno nella prima settimana di agosto, in Piazza Matteotti a Santa Margherita di Belìce.

Ospiti di un certo calibro artistico e culturale hanno impreziosito il premio nel corso degli anni: nel 2004, ad esempio, la madrina del Premio è stata l’attrice Claudia Cardinale (la memorabile Angelica Sedara de Il Gattopardo di Luchino Visconti), nel 2006 l’ospite d’onore è stato Nicola Piovani, e poi ancora personaggi come Giuseppe Tornatore, Enzo Garinei, Luca Zingaretti, Michele Placido, Katia Ricciarelli, Sebastiano Somma e Mario Biondi.

La cerimonia di consegna del Premio nel 2023 si è svolta la sera di sabato 5 agosto presso il secentesco Palazzo Filangeri di Cutò, nell’ambito del Festival Gattopardiano, in programma dal 3 al 6 agosto con tanti eventi.

Protagonisti del romanzo vincitore “La Bella confusione” di Francesco Piccolo sono i film Otto e mezzo di Federico Fellini e Il Gattopardo di Luchino Visconti, ma anche l’autore del romanzo “Il Gattopardo”, Giuseppe Tomasi di Lampedusa, e gli attori di quegli indimenticabili capolavori come Marcello Mastroianni, Sandra Milo, Claudia Cardinale e Burt Lancaster.

Altri luoghi a Santa Margherita di Belice, città del Gattopardo

Il Museo della memoria

L’edificio che un tempo fu il Duomo di Santa Margherita di Belìce, gravemente danneggiato durante il terremoto del 1968, è stato ricostruito ed è oggi sede del Museo della Memoria. Qui è esposta una serie di documenti di vario tipo (foto, citazioni letterarie ed opere pittoriche) che guidano il visitatore in un’affascinante scoperta dei paesi della Valle del Belìce prima e dopo la tragica notte del sisma.

Lo spazio espositivo raccoglie materiale fotografico proveniente in gran parte da archivi e collezioni private ma anche documenti audio-video, raccolte di quotidiani e riviste dell’epoca.




Conclude la visita una sala multimediale in cui viene proiettata una serie di video che illustrano la storia della Valle del Belìce da prima del terremoto sino ai giorni nostri. 

Santa Margherita di Belice, città del Gattopardo

 Il Parco della rimembranza

Un tempo appartenente alla chiesa e al convento dei Padri Riformati, oggi è una delle zone verdi più belle del paese, dove concedersi una piacevole e rilassante passeggiata. Nel piazzale, che si trova al centro del parco, sorge il monumento ai caduti.

Quartiere San Vito

È un quartiere storico di Santa Margerita Belice: miracolosamente sopravvissuto al terremoto, oggi ne restano solo i ruderi.

Cava del Serpente

In località Ciavolara è situata la cava del Serpente, una lunga trincea sui fianchi della quale si possono leggere le tracce del passato remoto. Si possono vedere fossili e conghigliacei di origine marina che si sono depositati all’incirca un milione e mezzo di anni fa, quando questo territorio era ancora coperto dal mare.

Prodotti tipici

Olio d’oliva valle del Belìce dop

Una coltura tipica della zona è quella dell’olivo. Le varietà maggiormente coltivate sono la “Biancolilla”, la “Cerasuola”, la “Giarraffa” e la “Nocellara del Belìce”. L’Olio Extravergine Valle del Belìce viene ottenuto per il 70% dall’Oliva Nocellara, particolarmente grossa e gustosa. Raccolta da fine settembre, produce un olio dal profumo interessante e dal gusto molto intenso e corposo, fruttato e con sentori di pomodoro.

Per produrre quest’olio le olive vengono raccolte dagli alberi manualmente e la lavorazione avviene entro poche ore dal raccolto. La spremitura viene effettuata a freddo, lasciando decantare l’olio naturalmente per esaltarne le caratteristiche organolettiche. L’olio viene successivamente imbottigliato senza aggiunta di conservanti.

Fico d’India

Di origine messicana, è approdato in Europa dopo la scoperta dell’America. La coltivazione del fico d’India è molto importante nel territorio delle Terre Sicane, specialmente nei Comuni di Menfi, Santa Margherita di Belìce e Montevago. Ne esistono tre varietà: la rossa o sanguigna, la bianca, chiamata anche “muscaredda”, e la gialla, detta “sulfarina”, la più diffusa.

Vastedda della valle del Belìce dop

La Vastedda Valle del Belìce DOP è uno dei pochissimi formaggi ovini a pasta filata. Il nome deriva dal dialetto “vasta”, cioè guasta, poiché si tentava di recuperare i pecorini che presentavano dei difetti, facendoli filare ad alta temperatura.

Tra le caratteristiche fondamentali vi è l’utilizzo di latte crudo di pecora di razza Valle del Belìce ottenuto da allevamenti al pascolo libero e spontaneo, integrato in alcune stagioni da avena ed essenze aromatiche spontanee. 

La Vastedda ha una forma piccola e piatta, simile ad una focaccina, dal colore avorio, mentre al gusto esprime freschezza ed una leggera acidità.

Proseguite la scoperta della Sicilia e della terra del Belice nella sezione IO SCELGO LA SICILIA

Terremoto della valle del Belice

la prima grande catastrofe italiana del dopoguerra si consuma la notte del 14 gennaio 1968. Un violento terremoto devasta la regione del Belìce nella Sicilia occidentale, un’area compresa tra le province di Palermo, Trapani e Agrigento.

Il bilancio definitivo della tragedia conterà centinaia di morti, un migliaio di feriti, quasi centomila persone rimaste senza tetto. Il dramma della Sicilia commuove profondamente il paese. Aiuti e soccorritori arrivano da ogni parte d’Italia e d’Europa.

I soccorritori si trovano a fronteggiare una situazione molto difficile in un’area estremamente povera e arretrata. Centinaia di persone muoiono sepolte tra i calcinacci, la polvere e le macerie delle proprie case fatiscenti. Migliaia sono i feriti soccorsi dalle strutture sanitarie, spesso raggiungibili solo con grandi difficoltà. E altre migliaia sono i senzatetto che perdono quel poco che possedevano. Lo sforzo di quanti accorrono nelle località colpite, animati dalla buona volontà ma in difficoltà a causa di un coordinamento precario, è comunque poderoso. Davanti a loro ci sono cittadine letteralmente spazzate via dalla furia violenta della natura e altre gravemente danneggiate in una Sicilia già provata da una situazione non facile.

Santa Margherita di Belice, città del Gattopardo

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