Quando andiamo all’estero a noi italiani manca sempre qualcosa, in ambito food, soprattutto.

Una buona pizza e un buon caffè.

Almeno per me, dopo una settimana diventano indispensabili.

Alla pizza ho imparato a rinunciare dopo l’esperienza dei “Pizza Hut” di New York.

Per il caffè ho trovato una soluzione alternativa. Ovvero non cerco l’italianissimo espresso, ma vado alla scoperta del caffè locale, ed è così che ho scoperto il Qahwa, il caffè arabo, diversissimo dal caffè turco.

Qahwa

Il Qahwa

Il caffè arabo, detto anche Qahwa, è una bevanda aromatica molto lontana dal caffè italiano.

E’ una delle tipiche bevande della cultura beduina. Si beve in tutte le occasioni di festa, ma anche nella vita quotidiana, sia nel deserto che nelle città, sia in famiglia sia con gli amici.

La tradizione del Qahwa

Gli ingredienti principali del Qahwa sono indubbiamente le spezie. Si possono utilizzare delle miscele già pronte, ma se si vuole sperimentare si possono comprare gli ingredienti sfusi e freschi. Nella bevanda vengono utilizzati cardamomo, cannella, chiodi di garofano e zafferano.

E come ci insegnano i racconti dei viaggi in Medio Oriente il Qahwa non è solo una bevanda, ma è anche un rito da vivere secondo alcune “regole” e raccondandone alcune curiosità.

  • Dobbiamo ringraziare le capre per la scoperta del caffè: secondo la leggenda, un allevatore di capre, Kaldi, si accorse che le sue capre diventavano più vivaci dopo aver masticato e mangiato chicchi di caffè. Da qui la scoperta del caffè come bevanda energizzante.
  • Esiste un galateo culturale legato a questo caffè;  è considerato poco gentile rifiutare una tazza di caffè arabo offerta da un qatariota perché potrebbe significare avere intenzioni diverse dal semplice socializzare. Il caffè viene sempre servito usando la caffettiera tradizionale detta “dallah” e viene versato nella “finjaan” (tazza fine) che l’ospite tiene nella mano destra: si deve sempre bere usando la mano destra e non va mai riempito fino all’orlo, in quanto sarebbe considerata un’offesa.
  • Non hai finito di berlo fino a quando non scuoti leggermente la tazza: quando gli ospiti hanno finito il loro caffè e non ne vogliono più, devono scuotere leggermente la loro finjaan spostandola di lato, per evitare che venga riempita nuovamente, la pratica comune è di bere tre tazze. 
  • È molto più del semplice caffè: il caffè arabo viene bollito, filtrato e generalmente preparato con il cardamomo. La sua intensità e il suo colore variano e per renderlo più chiaro e dorato viene aggiunto lo zafferano. A volte vengono aggiunti anche chiodi di garofano e cannella per renderlo maggiormente aromatico.
Qahwa
  • I datteri sono l’abbinamento perfetto: per compensare il sapore amaro, il caffè è solitamente gustato con qualcosa di dolce. I datteri sono l’abbinamento tradizionale, insieme ad altri dessert spesso serviti insieme a un vassoio di tazze da caffè.

Il Qahwa a casa

Il Qahwa, quasi assente nelle nostre caffetterie, è pero realizzabile, facilmente a casa.

Vediamo come.

Ingredienti per 4 tazze

  • 6 cucchiai di caffè arabica in chicci
  • una decina di semi di cardamomo
  • secondo i gusti, zafferano e cannella
  • 500 ml di acqua
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Preparazione

  • In un mortaio, sminuzzare finemente i chicchi di caffè e i semi di cardamomo (in alternativa, si può frullare il tutto)
  • In un pentolino, versare il composto triturato (chi desidera un ulteriore tocco aromatico può aggiungere zafferano e /o cannella) e l’acqua, portando ad ebollizione
  • Togliere dal fuoco, lasciar riposare 2 minuti e ripetere l’operazione per altre due volte
  • Spegnere definitivamente il fuoco e lasciare che il composto si depositi sul fondo del pentolino. A questo punto il caffè è pronto e si può versare nelle tazze. Servire accompagnato da dei datteri.

# TRAVEL TIPS

E se invece vorreste berlo in giro per il mondo dovreste visitare l’Arabia Saudita, il Qatar o anche il Marocco dove la cultura berbera, quella degli abitanti del deserto, è molto presente anche in grandi città come Marrakech.

Ed è proprio nel suo cuore, la piazza di Jemaâ El Fna, che io l’ho assaggiato, in una calda sera di dicembre, guardando un tramonto indimenticabile su una delle piazze più belle e animate del mondo.

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Cartomanti e misteriosi venditori d’acqua, maghi e cantastorie cercano di attirare l’attenzione con campanelli e inviti in lingua francese. Gli incantatori di serpenti hanno fatto di questo luogo il loro teatro quotidiano. Troppo difficile resistere al loro fascino.

Fin dalla fondazione della città (quasi mille anni fa), la piazza offre questo spettacolo vivente all’ingresso della medina, nell’immensa area pedonale circondata da bar, ristoranti, boutique, che dal 2001 è riconosciuta dall’Unesco come patrimonio orale e immateriale  dell’umanità.

Il consiglio per visitarla e trovare il cafè – con terrazza – migliore per voi, è di farsi guidare dall’istinto e dai profumi.

Qui le culture d’impronta araba, berbera e sub sahariana si fondono e dall’alba al tramonto è un brulicare continuo di voci e colori, finché non si accendono le luci e iniziano i numeri di musicisti, acrobati o mangiafuoco, mentre in cielo salgono i fumi delle griglie e delle cucine delle bancarelle.

E voi ? Sarete a sorseggiare, appunto il Qahwa, con il suo intenso sapore di cardamomo, su una terrazza stupiti ed ammaliati dalla vita che scorre qualche metro più in basso.

Alcune foto di UNSPLASH