Le gallerie e passaggi coperti, comunemente detti “Passages”, sono degli eleganti salotti a cielo chiuso: vie e piazze coperte sulle quali si affacciano vetrine, uffici e caffetterie d’altri tempi, presenti anche a Milano.

A differenza dei mercati coperti, che pure mi piace visitare in viaggio, le Gallerie d’epoca non hanno bancarelle e non vendono generi alimentari. Questo per via del prestigio conferitogli dal carattere squisitamente monumentale.


I Passages e le gallerie coperte sono infatti il regno dove dominano specchi, marmi, pregevoli stucchi e atmosfere Liberty.

Dove nascono le gallerie e passaggi coperti a Milano

Le gallerie e passaggi coperti a Milano sono figlie della Belle Époque parigina, periodo in cui gli architetti post rivoluzionari francesi progettarono un luogo dedicato allo shopping nell’intenzione sì democratico e accessibile a tutti, ma di fatto, diciamolo, profondamente borghese.

Col tempo infatti, le gallerie e i Passages coperti persero la connotazione puramente commerciale, e divennero luoghi di svago e intrattenimento.

Ogni galleria aveva il suo teatro, e le sue sontuose caffetterie frequentate dai più grandi artisti e intellettuali dell’epoca.

I passaggi coperti italiani, recependo da Parigi le potenzialità di questa forma architettonica e funzionale, hanno storicamente permesso intrecci e scambi anche in termini sociali attraverso un’idea nuova (per l’Ottocento) di vivere la città.

Milano è stata la prima città italiana a farsi influenzare da questa “novità” prevedendo diverse gallerie che da quel momento collegano strade e piazze, dando vita ad una vera e propria mappa di passaggi coperti.

Io ho provato questo itinerario, ma ovviamente voi potete seguire il giro che volete. Il giro inizio dalla fermata Missori, della M3 gialla e termina invece alla fermata San Babila, della M1 rossa.

Galleria Mazzini e Rabbit Hole

La Galleria Mazzini edificata tra il 1925 e il 1928, ed era originariamente denominata Galleria Carlo Alberto dal precedente nome della via e popolarmente chiamata Galleria Motta perché promossa e sponsorizzata da Angelo Motta, che qui aveva impiantato il suo laboratorio e le sue raffinate vetrine; una vocazione dolciaria portata avanti dalla Pasticceria Bindi fino al 2000.

Progettata in uno stile art déco con venature di barocchetto (incerto ne è l’ideatore), presenta due ingressi impreziositi da cancellate in ferro battuto. La galleria di circa 50 metri è illuminata da lucernari che fanno risaltare la policroma pavimentazione a mosaico.

Di Vincenzo, ne “Le Gallerie di Milano”, la descrive come «quieta e affascinante, di un’eleganza démodé, con i tavolini del caffè all’ingresso di via Unione, le due portinerie rétro e un parrucchiere che conserva arredi d’epoca».

La sua eleganza discreta, al suo sorgere ne favorì la frequentazione della borghesia milanese e ne fece luogo di incontri riservati, come testimonia una lettera di Salvatore Quasimodo, che vi proponeva un appuntamento alla musa Maria Cumani.

Dopo un periodo di abbandono, ora si connota per la sua atmosfera raccolta e per essere «un’oasi di tranquillità, invitante per chi la scopre in mezzo al traffico», e dove ha sede uno storico barbiere, qualche negozio agè e da qualche mese si trova anche la Rabbit Hole.




Rabbit Hole

Per Alice tutto comincia cadendo in una tana, inseguendo un coniglio; è così che la piccola si ritrova in un mondo fantastico popolato di strane e pazze creature. A Milano per raggiungere il Paese nelle Meraviglie basta molto meno; è sufficiente recarsi in via Mazzini 20, dove Silvia e Roberto hanno aperto un locale a tema, ispirato proprio al popolare racconto di Lewis Carrol.

Alice e tutti gli strani personaggi della storia hanno sempre affascinato grandi e piccini. Ognuno di loro ha un significato allegorico e tutta l’avventura che vede la bambina protagonista nasconde tanti spunti di riflessione e messaggi, dal tempo alla crescita alla follia. Affascinati da tutto questo Silvia e Roberto hanno dato vita a Rabbit Hole.

Gallerie e passaggi coperti a Milano

A completare il tutto, arredamento a tema con enormi cappelli, orologi, tazze e teiere appese al soffitto, una scacchiera a grandezza naturale, uno specchio.

Il menù comprende dolci e bevande di ogni tipo, sia calde che fredde e include anche un menu gluten free e senza lattosio. Le tisane e i tè sono ovviamente il pezzo forte, con nomi studiatissimi nei minimi dettagli; spiccano il Fante di cuori, Five O Clock Tea e, ovviamente, non poteva mancare il tè Alice nel Paese delle Meraviglie. Io ho amato tantissimo la red velvet.

Galleria dell’Unione e Galleria Torino

Proprio come proseguo della prima galleria c’è la galleria Unione che va da via Mazzini a via Unione. È del 1920 e la trovo davvero molto bella.

Il passaggio, a dire il vero è formato da due gallerie la prima si chiama Galleria Unione e prosegue nella Galleria Torino. Entrambe vennero realizzate dopo le ricostruzioni post belliche della Seconda Guerra Mondiale all’interno dei nuovi palazzi. La prima ad oggi, nei suoi tratti estetici molto modernisti, contiene pochi negozi tra cui un’antica bigiotteria dove è possibile trovare anche gioielli antichi.

La seconda, non ha mai avuto velleità estetiche, fondamentalmente è un brutto passaggio ricavato dal piano commerciale dell’immobile per unire via Torino con via degli Arcimboldi.

E’ notizia recente l’annuncio di un imminente riqualificazione delle due gallerie. Ed io lo spero vivamente.

Passaggio Centrale

Andiamo poi a fotografare il passaggio Centrale che si trova tra via Orefici e via Armorari.

Anche qui troviamo una volta in vetro smerigliato e delle colonne che terminano con decori floreali. Direi che siamo in pieno stile liberty.

Gallerie e passaggi coperti a Milano

Il palazzo che ospita questo passaggio è davvero importante. C’è una lapide sulla facciata che ci ricorda che qui venne ricoverato Hemingway nel 1918, quando l’edificio era adibito a ospedale della croce rossa americana. Così nacque la favola vera “Addio alle armi”.

Galleria Meravigli

Proprio accanto a Palazzo Turati, non distante dal Passaggio Centrale, si trova invece la Galleria Meravigli costruita negli anni ’30 a pochi passi dal Duomo.

Il passaggio lungo circa sessanta metri è sovrastato da una maestosa struttura in ferro e vetro che ricopre per intero lo spazio e arriva nel suo culmine centrale a un’altezza di nove metri. La vetrata richiama lo stile parigino e più in generale la tendenza dettata dalle Esposizioni universali dell’epoca.

Gallerie e passaggi coperti a Milano

Un mosaico disegna il pavimento con le decorazioni floreali tipiche della Milano Liberty e che vi farà sentire come in un giardino fiorito.

Galleria Vittoria Emanuele

Tra questi passaggi coperti di Milano, la galleria Vittorio Emanuele II, che collega Piazza del Duomo e Piazza della Scala, è la più conosciuta; rappresentava un ritrovo per la borghesia milanese sul finire dell’Ottocento ed è rimasto oggi uno dei punti nevralgici per lo shopping della città.

Ancora oggi mi piace chiamarla “il salotto di Milano, perché un tempo lo era davvero, come fulcro della vita borghese meneghina tra boutique eleganti, ristoranti e caffé.

Ancora oggi è una tappa da non perdere per chi arriva in città ed è un luogo del cuore per chi in città ci vive.

Gallerie e passaggi coperti a Milano

Dentro,locali storici, boutique, ristoranti, ma anche decorazioni e piccoli e grandi tesori, che portano dritto all’altra piazza simbolo del centro meneghino; piazza della Scala.

Passaggio del Lattèe

Entriamo adesso in via Bigli e andiamo alla ricerca del passaggio del Lattèe che la collega con via Montenapoleone.

Questo ho fatto veramente fatica a trovarlo e è stato solo merito di @milanoperte che c’era già stata e mi ha fatto da Cicerone.

Gallerie e passaggi coperti a Milano

E’ uno dei passaggi più antichi e contemporaneamente più moderni della città. Si tratta di un vicolo che è stato creato dopo i bombardamenti del 1943. Uno dei due muri è in mattoni, infatti, si tratta del fianco della chiesa di San Donnino alla Mazza eretta alla fine dell’XI secolo la cui parrocchia fu soppressa nel 1787 e la chiesa demolita nel 1830.

Questo muro fu scoperto nel 1958 così come riporta la lapide sulla parete.

Galleria Manzoni

Una tappa importantissima di questo giro è tra via Manzoni e via Borgospesso, dove troviamo la galleria Manzoni.

Come sempre sono rimasta colpita dalla pavimentazione in marmo policromo e dal pilastro all’ingresso della galleria opera di Gino Oliva. C’è una sua opera anche sul soffitto. Questa galleria è nata dopo la fine della seconda guerra mondiale.

Il teatro Manzoni venne raso al suolo dalle bombe e con la ricostruzione si decise di spostarlo nell’attuale omonima via, affiancando all’attività teatrale anche un cinema.

Se potete, entrate nel teatro e date un occhio alle maniglie delle porte, alla statua di bronzo del dio Apollo e del mosaico in fondo alla sala.

In questo momento la galleria non è messa molto bene, è un peccato perché il passato è stato glorioso. Spero tanto che in questa nuova fase pandemica si possa far rifiorire questo spazio che è già così funzionale e architettonicamente interessante.

Galleria Del Toro

Arriviamo in piazza San Babila dove incontriamo la galleria del Toro che si trova tra corso Vittorio Emanuele e corso Matteotti.

È stata costruita tra il 1935 e il 1939 e venne ricavata all’interno del palazzo della compagnia anonima assicurazioni di Torino da cui prende il nome.

Sul braccio principale c’è un grosso toro bronzeo mentre sulle pareti di fronte ci sono due mosaici che rappresentano l’allegoria delle città di Milano e Torino e delle belle lampade decò. Il progetto della galleria è dell’architetto Lancia.

Questa galleria nasce sulle ceneri della vecchia De Cristoforis che è stata la più antica di Milano.

Galleria del Corso

Mi dirigo verso la galleria Del Corso che collega corso Vittorio Emanuele con piazza Beccaria. Una volta questa era la galleria dei cinema e dei teatri.

Venne costruita tra il 1926 e il 1935 dall’architetto Pier Giulio Magistretti. Sul lato rivolto verso piazza Beccaria, che è stata appena sistemata, è posta una lapide dal 1990 che ricorda Giovanni D’Anzi, l’autore della canzone mito per ogni milanese.

Vi lascio una curiosità in merito; pare che Giovanni D’Anzi, nato a Milano da genitori meridionali, stanco di sentire suonare sempre canzoni napoletane/romane alla fine degli spettacoli negli anni 30, decise di comporre una serenata per la città di Milano, e così nacque “Oh mia bela Madunina

La Walk of Fame di Milano; la Galleria delle star che tutti (o quasi) hanno dimenticato

Potrebbe essere una delle tante attrazioni della città e rientrare di diritto nel nostro tour tra le gallerie e passaggi coperti a Milano. Uno dei punti più turistici della città. E invece no. Perché qualche mattonella è tristemente coperta dal dehors di un bar. Qualche altra è sbiadita, consumata dal tempo. E solo alcune, poche, sono riuscite a resistere al tempo e all’usura. Ma non all’anonimato.

Sì, perché da ormai dieci anni e più in pochi, pochissimi, visitano la Walk of fame di Milano, la passeggiata dedicata alle star nazionali e internazionali che nella loro vita almeno una volta hanno avuto un contatto con Milano.

Gallerie e passaggi coperti a Milano

La stessa città che la ospita ha ormai dimenticato la sua Galleria delle star – sita in largo Corsia dei Servi 21, alle spalle del Duomo – e sono in pochi i milanesi che ne conoscono la storia e le “firme”, tutte eccellenti.

Venne inaugurata nell’ormai lontanissimo 1992 da Lorella Cuccarini e Marco Columbro, la coppia dei “Telegatti”, la famosa statuetta griffata da “Tv Sorrisi e Canzoni” che proprio in largo Corsia dei Servi aveva la sua sede.

Dal 2004, anno in cui il giornale si è trasferito a Roma, la Walk of fame è lentamente caduta nel dimenticatoio, con il tempo e l’incuria che hanno fatto il resto.

Galleria Strasburgo

A pochi passi dal Duomo, vicino a Piazza San Babila, si trova un elegante e più moderno passaggio pedonale considerato di importanza storica dalla Sovraintendenza delle Belle Arti; il passaggio collega via Durini a Corso Europa e fa parte di un complesso per abitazioni, negozi e uffici progettato nel 1957 dall’architetto Luigi Caccia Dominioni.

La galleria Strasburgo è impreziosita da un mosaico a pavimento dell’artista Francesco Somaini, ha una forma sinuosa su cui si affacciano le vetrine in cristallo curvato di alcune attività commerciali. Il soffitto è anch’esso sinuoso e senza angoli, verniciato di quel rosso che è tra le cifre stilistiche di Caccia Dominioni.

Io trovo che il pavimento sia molto bello, così come il lucernario ellittico in vetro cemento appena restaurato.

Galleria San Babila e il Gin Rosa

Ultima tappa di questo giro tra le gallerie e passaggi coperti a Milano è la Galleria San Babila che collega corso Europa con piazzetta Giordano. È stata costruita tra il 1939 e il 1948 e ospita al proprio interno, praticamente da sempre, lo storico locale del Gin Rosa che è nato addirittura nel 1820 con il nome di Bottiglieria del Leone.

Gin Rosa

Questo distillato, tipo vermouth, prodotto in Monferrato si serve shekerato senza ghiaccio o come base per cocktail nel tempo non ha mai cambiato nome; “Gin Rosa” omaggia le bacche di ginepro distillate assieme al rabarbaro, alla genziana e ad una trentina di altre erbe. Roba per consumatori non frettolosi, che ricorda come è nata la “Milano da bere”.

Il Comune di Milano ha riconosciuto il titolo di Bottega Storica al Ginrosa che da sempre è uno dei cocktail-bar più belli e famosi di Milano.

Dal 2000 la gestione del locale è passata in mano a Francesco De Luca e a sua moglie Nicoletta che hanno diversificato l’offerta spaziando dalla colazione al pranzo fino all’aperitivo passando dai piatti della tradizione milanese e usando i prodotti dell’eccellenza Made in Italy.

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